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IL CORPO PARLANTE

X Congresso de la AMP,

Rio de Janeiro 2016

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3.

Jacques-Alain Miller

III /a. Corsi

Della natura dei sembianti (1991-1992)

La Psicoanalisi Nº11

Lezione del 20 novembre 1991

“Dirò che almeno nella

prospettiva di Lacan e nella psicoanalisi non dobbiamo esitare a distinguere

l’essere dal reale, e a situare l’essere dal lato del sembiante.

È questo il senso esatto che, secondo me, deve darsi alla condensazione lacaniana

parêtre

scritto nel modo seguente p.a.r.ê.t.r.e.”

p. 120

“(…) l’essere non si oppone al sembrare, al

parêtre

, come si scrive abitualmente,

ma piuttosto si confonde con esso.

È questo anche il senso da attribuire a un’altra condensazione cui Lacan ricorre

nel medesimo periodo quando parla di

par(l)être

- p.a.r.l.ê.t.r.e.: alla lavagna ho

messo la l tra parentesi, per mostrarvi l’affinità dei due termini. Il

parlêtre

non è

semplicemente un’abbreviazione dell’espressione ‘essere parlante’ (être parlant),

ma è una condensazione che attribuisce al termine generico di uomo un essere

di sembiante, gli attribuisce il

parêtre

.”

p. 120

La Psicoanalisi Nº14

Lezione del 22 gennaio 1992

“L’immaginario si dirige verso il

simbolico almeno per noi esseri parlanti – se Lacan fa un’inversione coniando

il termine parlessere

(parlêtre)

, è proprio per dire che non c’è essere, come

sembiante, se non a partire dal fatto che si parla, se non a partire dal simbolico.”

p. 137

Silet (1994-95)

La Psicoanalisi Nº19

Lezione del 30 novembre 1994

“È nel contesto di una teoria

dell’interpretazione che separa rigorosamente il dire e il godere che Lacan

giustifica sia l’uso delle risonanze, della parola che il suo trattamento speciale del

tempo delle sedute. D’altra parte, si trova evocato di passaggio, nel

Rapporto di

Roma

, un certo legame del dire e del godere, vale a dire la nota, chiusa subito,

che il linguaggio è corpo e che a questo titolo può ‘essere preso in immagini

corporali’.”

p. 185

La fuite du sens (1995-96)

La Psicoanalisi Nº20

Lezione del 31 gennaio 1996

(

Il monologo de

l’apparola)

“Diciamolo in altro modo: il principio del secondo ternario non è voler dire è

voler godere. Il secondo ternario, anch’io l’ho un po’ rabberciato e mi son detto:

il marchese Lacan ha detto

‘l’apparola’,

è meraviglioso

. Adotto il termine, lo faccio

passare. Il secondo ternario traduce dunque il nuovo statuto del primo quando

è la pulsione e non la significazione ad essere concepita come principio e motore

dell’essere parlante. C’è tutto un sistema concettuale che si trasforma.”

p. 28

“L’apparola è ciò che la parola diventa quando è dominata dalla pulsione, e

quando non assicura più comunicazione ma godimento. Diciamo che è quel

che risponde alla formula data da Lacan in

Ancora

, cioè che ‘l’essere parlando

gode’ (

Là où ça parle, ça jouit

). Nel contesto, ciò significa che qualcosa gode nel

parlare. Occorre dunque situare qualcosa che di questo blablabla si soddisfa, e si

soddisfa a livello dell’inconscio.”

Quello che Lacan in

Ancora

cerca di avanzare è una congiunzione radicale del

ça

parle e del ça jouit

, cioè dell’Altro lacaniano e dell’Es freudiano o groddeckiano”.

p. 31

“Lacan introduce il godimento della parola, l’Altra soddisfazione, quella che

prende il linguaggio come supporto e che è distinta da quel che sarebbe il

godimento puro del corpo non parlante. (…) Occorre attribuire un valore

radicale a questa espressione e cioè che

il godimento parla.

La parola è animata da

un voler godere. Non è solo la domanda”. (…) La formula del

godimento della

parola

- per metterla al giusto posto - bisogna iscriverla in rapporto a un’altra

formula:

Io, la verità, parlo

. (…) Ebbene, si può dire che il godimento della

parola sia una formula simmetrica all’altra, simmetrica e opposta. L’inconscio

Jacques-Alain Miller