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IL CORPO PARLANTE

X Congresso de la AMP,

Rio de Janeiro 2016

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“L’importante è questo: l’identità di genere non è nient’altro se non quello che

ho appena espresso con i termini

l’uomo e la donna

. È chiaro che la questione di

che cosa ne scaturisca precocemente si pone soltanto a partire dal fatto che in età

adulta è destino degli esseri parlanti suddividersi in uomini e donne.”

p. 25

“La verità con cui questi giovani esseri parlanti, nessuno escluso, devono

confrontarsi è che c’è chi non ce l’ha, il fallo.”

p. 28

“Potremmo dunque dire che, in quanto è nel mondo, in quanto è sotto il cielo,

ecco, è il linguaggio a fare

xing

, natura. La natura infatti, almeno in Meng–zi,

non è una natura qualsiasi: si tratta della natura dell’essere parlante, quella a

proposito di cui, in un altro passo, egli tiene a precisare che c’è una differenza tra

tale natura e la natura dell’animale, e la specifica con due termini che vogliono

proprio dire quello che vogliono dire:

una differenza infinita

, la quale è forse

quella che viene definita qui.”

p. 52

“Posto questo, che ha il vantaggio di farvi intravedere il mio obiettivo, il mio

disegno, riparto da quel punto, che è dell’ordine della sorpresa, con cui si segnala

l’effetto di regresso con il quale ho cercato di definire la giunzione della verità

con il sapere, e che ho enunciato nei seguenti termini: non c’è rapporto sessuale

nell’essere parlante.”

p. 58

“Il modello generale di questo rapporto tra maschile e femminile è quello che

assilla da sempre, da molto tempo, l’individuazione da parte dell’essere parlante

delle forze del mondo, quelle che si trovano

tian xia

, sotto il cielo.”

p. 59

“La scrittura, da parte sua, non il linguaggio, la scrittura conferisce ossatura a

tutti i godimenti che si rivelano aprirsi all’essere parlante tramite il discorso.”

p. 139

“Ne consegue che, in una sorta d’inversione, ogni discorso possibile appare come

il sintomo che –all’interno del rapporto sessuale e in condizioni che, al solito,

riportiamo alla preistoria, negli ambiti extra-storici– arrangia, dà una sorta di

riuscita a quanto può instaurarsi artificialmente per supplire a quel che manca e

che è inscritto nell’essere parlante.”

p. 157

Il Seminario, Libro XX,

Ancora

. Einaudi, Torino, 2011

“A un tale, un giurista che aveva chiesto ragguagli sul mio discorso, ho pensato

di poter rispondere –per fargliene percepire il fondamento, cioè che il linguaggio

non è l’essere parlante– che non mi sentivo spiazzato a dover parlare in una

facoltà di diritto, giacché è la facoltà in cui l’esistenza dei codici evidenzia come

il linguaggio sia qualcosa che sta lì, da parte, costituito nel corso dei secoli,

mentre l’essere parlante, quelli che chiamiamo gli uomini, è ben altra cosa.”

“Chiarirò con una parola il rapporto tra il diritto e godimento. L’usufrutto –

non è forse una nozione giuridica?– riunisce in una sola parola qualcosa che ho

già evocato nel mio Seminario sull’etica, vale a dire la differenza che passa tra

l’utile e il godimento. L’utile, a cosa serve? La questione non è mai stata ben

definita a motivo del rispetto prodigioso che l’essere parlante, in conseguenza del

linguaggio, ha per il mezzo. L’usufrutto vuol dire che si può godere dei propri

mezzi, ma che non bisogna sprecarli.”

p. 4

“L’efficienza, che Aristotele ci propone come terza forma della causa, non è allora

altro che il progetto con cui si limita il godimento. Nel regno animale c’è una

varietà di cose che ci presentano la parodia di questo cammino del godimento

nell’essere parlante, e al tempo stesso vi si delineano delle funzioni che hanno

a che vedere con il messaggio: l’ape che trasporta il polline dal fiore maschio al

fiore femmina è qualcosa che assomiglia molto alla comunicazione.”

p. 24

“Ma allora, non è forse vero che il linguaggio ci impone l’essere, e ci costringe ad

ammettere che, dell’essere, non abbiamo mai niente?

Dobbiamo abituarci a sostituire a questo essere sfuggente il

par-essere

, ossia

l’essere

παρα

, l’essere accanto.

Dico

par-essere

e non apparire, come si è sempre detto per indicare il fenomeno,

al di là del quale ci sarebbe quella cosa, il

noumeno

, che in effetti ci ha menati,

menati a tutte quelle opacizzazioni giustamente definite come oscurantismo.

È proprio nel punto in cui scaturiscono i paradossi di tutto quello che giunge

a formularsi come effetto di scritto che l’essere si presenta, si presenta sempre

come

par-essere

.”

p. 43

“La Storia è fatta apposta per darci l’impressione di avere un senso qualsiasi. Al

contrario, la prima cosa che noi dobbiamo fare è prendere atto che ci troviamo

di fronte a un dire, che è il dire di un altro, che ci racconta le sue stupidaggini, i

suoi imbarazzi, i suoi impedimenti, i suoi turbamenti, e che lì si tratta di leggere

–che cosa?– nient’altro che gli effetti di questi dire. Questi effetti –vediamo bene

in che modo gli esseri parlanti ne siano agitati, sconvolti, preoccupati.”

p. 44

Tutti i bisogni dell’essere parlante sono contaminati dal fatto di essere coinvolti in

un’altra soddisfazione

–sottolineate queste tre parole–

rispetto a cui possono fare

difetto

.”

p. 49

“In fin dei conti non c’è che questo, il legame sociale. Io lo designo con il

termine discorso perché non c’è altro modo di designarlo una volta che ci si è

accorti che il legame sociale si instaura unicamente ancorandosi nel modo in

Jacques Lacan