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IL CORPO PARLANTE

X Congresso de la AMP,

Rio de Janeiro 2016

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La Psicoanalisi Nº32

Lezione del 14 aprile 1999

“Vedrei in quello che tu segnali una

delle soluzioni che si potrebbe dare a questa frase finale di una lezione di Ancora,

che avevo menzionato e che sembra un po’ piatta, tutto ciò ‘è il mistero del

corpo parlante’ (

Sem. XX

,

p.131

).

Mi sembra che il

Bunraku

dissipi il mistero del corpo parlante, in un modo

molto semplice, vale a dire distinguendo da un lato il corpo che si agita e

dall’altro l’enunciazione del recitante.”

p. 232

“Ciò che fa il mistero del corpo parlante è proprio quando non c’è disgiunzione

e che il corpo abita il linguaggio, che è affetto da effetti di linguaggio.”

p. 233

La Psicoanalisi Nº28

Lezione del 9 giugno 1999

“Parlare con il proprio corpo è la

caratteristica del parlessere. L’uomo un po’ dis-umanizzato con la grafia - LOM -

di natura parla con il corpo mentre nell’animale, parlare è un effetto d’arte.”

p. 77

“È una scoperta molto delicata di Lacan quella di ritrovare la traccia di ciò che

lo porta, lui, a distinguere e a ordinare il soggetto del significante e l’individuo

affetto nell’oscillazione di Aristotele.

E’ proprio per questo motivo che Lacan si tira via da questo binario per portarci

al parlessere. Il parlessere è l’unione tra l’

upokeimenon

e la

ossia

di Aristotele,

l’unione tra il soggetto e la sostanza, tra il significante e il corpo. C’è essere ma

essere in quanto parlato, essere in quanto assegnato dal detto.”

p. 79

“Fino al momento dell’introduzione del parlessere, [Lacan] ha tenuto conto

del corpo al livello della formula del fantasma che, in effetti, scrive la necessità

di completare con un elemento corporeo il soggetto del significante (…), la

necessità di dargli un complemento corporeo, ma con poca spesa, vale a dire con

il piccolo

a.”

p. 81

“Così i testi di Lacan si svolgono e presentano talvolta la faccia vuota e talvolta

la faccia piena, talvolta la faccia logica e talvolta quella corporea dell’oggetto

piccolo

a

. Il termine di parlessere oltrepassa questa dicotomia. Implica in

qualche modo che si tratta dell’insieme del corpo - non come un tutto -

l’insieme del corporeo che è prelevato e che è considerato come affetto.”

p. 82

Pezzi staccati (2004-2005).

Pezzi staccati. Introduzione al Seminario

XXIII Il sinthomo

, Astrolabio, Roma 2006

Lezione del 1 dicembre 2004

“Lo sgabello è quello che Joyce si

promette di fare affinché gli sopravviva, andando al di là della decomposizione

del corpo. Si tratta di forgiare uno sgabello, e forgiarlo a partire dall’affetto

del corpo (…). È questo lo ‘sgabello’, l’ambizione di Joyce. (…) Si tratta di

fare, con ciò che lo affetta, lui, che non è comparabile con nessuno, con ciò

che affetta il suo corpo, con ciò che costituisce evento nel suo corpo, si tratta

di fare un’eternità. È la questione che pone il

Seminario Il sinthomo

: come fare

dell’evento qualcosa che somigli a questo sogno d’eternità, cioè che resti lì

quando non si è più. A partire da questo evento singolare, da questo trauma

contingente e che non somiglia a quello di nessuno, da questo evento che

colpisce nella sua singolarità ciascun parlessere, come estrarne qualcosa che

può valere come una lezione, una lezione che varrà per gli altri e da cui essi

impareranno, in futuro e potenzialmente all’infinito?”

p. 39-40

“Sublimazione è un termine sublime. È ciò che Lacan sminuisce chiamandola

‘sgabello’. Ci si alza, ci si monta… la testa. Esso dà il Bello, il Vero, il Buono.

(…) Soprattutto il bello che è nello sgabello. Lacan lo fa vedere scrivendo

S.K.beau.

Questo è il nuovo nome della sublimazione! Non è bello? Bisogna che

sia bello. Bisogna farne un oggetto d’arte.

Lo sgabello, dice con precisione Lacan in

Joyce il Sintomo

, è condizionato dal

fatto che l’uomo ha un corpo, un corpo in cui vi sono degli eventi.”

p. 76-77

L’inconscio reale (2006-2007)

La Psicoanalisi Nº43 e Nº44

Lezione del 17 gennaio 2007

“(…) nel rovesciamento

dell’insegnamento di Lacan (…) l’Altro è destituito e il soggetto è pensato

a partire dal reale, dal simbolico e dall’immaginario come tre consistenze.

Ho torto nel dire il soggetto. In effetti, non è più il soggetto del significante,

nemmeno il soggetto dell’identificazione, ma l’essere umano, che Lacan qualifica

come parlessere. Ecco cosa resta del primato del linguaggio che Lacan aveva

installato precedentemente nella psicoanalisi.”

p. 221-222

“L’Un-corpo, dice Lacan, è la ‘sola consistenza’ del parlessere.”

p. 223

“Quando c’è rapporto sessuale, non può che essere in rapporto a una alterità

interna alla struttura del parlessere.”

p. 228

Jacques-Alain Miller